Data la ricchezza della sua storia, Lecce porta con sé oltre alle bellezze monumentali di chiese, archi e anfiteatri, anche quella legata ai suoi palazzi più antichi. Qui vi suggeriamo i principali indicandovi l’ubicazione, le caratteristiche stilistiche e un po’ di storia.
La sua costruzione è attribuita a Emanuele Manieri, durante la prima metà del XVIII secolo. Lo stile è marcatamente rococò e si ammira specialmente la ricchezza del portale e le finestre “a cetra”. Ci sono poi ulteriori finestre che danno sul piano rialzato dotate di un elegante timpano a doppia arcata.
Fu costruito in soli 45 giorni da Giovan Battista Pinto nel 1759, per poi essere rimodellato nel 1870 da Bernardini e De Cataldis.
È uno degli edifici più antichi. Risale al Cinquecento ed è tuttora ignoto l’autore dell’opera. Il portale principale che si affaccia su Via Palmieri è in stile catalano-durazzesco, mentre l’altro prospetto che si affaccia su Piazza Falconieri è di stile rococò. Nella sua storia ha ospitato anche due re francesi: Gioacchino Murat e Giuseppe Bonaparte. Nel suo giardino interno è stato scoperto un ipogeo sepolcrale di epoca messapica datato IV secolo Avanti Cristo, con una scala intagliata nella roccia.
Non si conosce l’anno di costruzione di questo palazzo, ma sicuramente è un’opera settecentesca forse realizzata dall’architetto Mauro Manieri. Ai lati del portale sono state scolpite due colonne con avvolgimenti morbidi a spirale, sulla cui sommità sono posti due coppie di cariatidi che a loro volta sorreggono il balcone, assieme ad ulteriori mensole centrali in cui sono scolpiti visi d’angelo sorridenti.
Esisteva già nel 1420, ma fu ricostruito nel 1632 ed è a questa data che risale l’alto basamento e il grande porticato con archi. Durante il Settecento furono poi ridisegnate da Emanuele Manieri su incarico vescovile la scala esterna e il piano attico.
Fu realizzato a cavallo tra il Seicento e il Settecento (1694-1709). Il progetto fu di Giuseppe Cino e la costruzione diretta da Emanuele Manieri. Presenta un’elegante facciata con un bugnato a fare da motivo ornamentale principale, similmente al monastero dei Celestini accanto alla Basilica di Santa Croce. Il portale centrale è fiancheggiato da due colonne. Sull’architrave vi sono cinque mensole che sorreggono il balcone e la loggia: quattro cariatidi e lo stemma al centro. Nel giardino interno, di solito non accessibile, vi è anche un pozzo settecentesco finemente scolpito. Simile ad un cesto, tutto intorno è scolpito con foglie d’acanto che lo avvolgono anche nelle due colonne con capitelli barocchi. Dalle colonne nascono grappoli d’uva e teste d’angelo, unite da festoni e altri angeli che sorreggono centralmente una statua di Sant’Irene.
Il Palazzo dei Celestini è un ex monastero che affianca la Basilica di Santa Croce continuandone lo stile barocco del prospetto della chiesa. Oggi ospita l’Amministrazione Comunale e la Prefettura. Fu realizzato in due piani durante la seconda metà del Seicento. Il primo piano è opera di Giuseppe Zimbalo, il secondo di Giuseppe Cino. Il vistoso bugnato tra i due piani accompagna il balcone della basilica, le numerose finestre dei due piani presentano ciascuna un comparto rettangolare e sono ornate da cornici barocche.
È sede dell’Amministrazione Comunale. Sorge come monastero delle Paolotte nel 1542, realizzato assieme ad una chiesa da Emanuele Manieri nel 1542. Agli inizi del Novecento la chiesa venne abbattuta.
Vico Vernazza, 7
Opera del Cinquecento, nasce come casa fortificata e segna il passaggio dal Medioevo di stampo feudale all’età moderna urbana. Di grande valore sono le finestre a centina e le mensole di coronamento, nonché i numerosi intagli che decorano pilastri, architravi e capitelli
Via dei Perroni, 10
Risale all’inizio del Settecento. Si fa notare soprattutto per l’ampio portale ad arco, sorretto da alcuni angioletti e decorato da un’aquila imperiale. I pilastri ai lati sorreggono cariatidi.