Il Barocco Leccese

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La facciata barocca della Chiesa di Santa Croce. By Matteo Ferrari [see page for license], via Wikimedia Commons

Nei secoli XVI e XVII Lecce e con lei gran parte del Salento vedono un grande arricchimento architettonico fatto non soltanto di palazzi e chiese ma anche di altri elementi come colonne, porte e portali, guglie e balconi, tutti contraddistinti da una tipologia di decorazione molto ricca, favorita anche dalla facile malleabilità del materiale utilizzato: la pietra leccese, dal tono dorato e di semplice intaglio. È grazie a questa pietra che in quei secoli esplode il periodo del “barocco leccese”, che, pur non essendo un fenomeno solamente locale, mantiene dei tratti del tutto originali.

Nel XVI secolo si assiste alla prima ondata barocca. Nel campo dell’architettura la tradizione è rappresentata allora da Gabriele Riccardi e dal cantiere della chiesa di Santa Croce, contrapposta all’architettura di importazione della chiesa di Sant’Irene e realizzata da manodopera locale. Proprio in Santa Croce vengono realizzati da Francesco Zimbalo i portali e l’altare di San Francesco di Paola tipici esempi  del primo barocco. Nella seconda metà del Cinquecento fino all’inizio del Seicento anche l’area della grecìa salentina e di Nardò conoscono ampio sviluppo alla pari di Lecce, e in molti centri del Salento vengono realizzati palazzi e chiese con manodopera tarantina.

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La chiesa di San Matteo a Lecce. By Pioggia sole (Own work) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Questa differenziazione stilistica si viene a perdere dopo la seconda metà del Seicento, diventando la corrente unica del “barocco leccese”. Prima di questo periodo, infatti, non si può parlare di manufatti barocchi in senso stretto, mentre dopo, quando Lecce assume il predominio del territorio come polo culturale, il barocco diventa riconoscibile in modo unitario. Simbolo di questo nuovo corso è la nuova facciata della Chiesa di Santa Croce, che possiamo ammirare oggi, realizzata nel 1656 da Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo, che riuniscono le differenti tendenze aggiungendo apporti di stampo napoletano. Giuseppe Zimbalo si farà artefice di molte opere in città oltre Santa Croce, quali al Cattedrale, la chiesa e il convento dei Celestini, ed anche in altri centri salentini con la realizzazione del Crocifisso a Galatone e della facciata superiore della Cattedrale a Gallipoli. Ad assecondare i lavori di Zimbalo espandendo lo stile barocco sono altri illustri nomi come Ambrogio Martinelli e Placido Buffelli, nonché Giuseppe Cino che si occupa della Chiesa di Santa Chiara e del Carmine.  Zimbalo e Cino rappresentano il top della produzione barocca del Seicento.

Durante il Settecento, il barocco viene influenzato da elementi romani, napoletani ed anche europei. Sale in cattedra l’opera di Ferdinando Sanfelice, che realizza diverse opere nel centro di Nardò. Dopo il terremoto del 1743, vengono restaurate e “aggiornate” alcune chiese grazie al lavoro di maestri copertinesi come De Angelis e Preite, che si interessano della ricostruzione delle chiese di San Giuseppe e Santa Teresa. Il Barocco dilaga anche negli altri centri, di cui troviamo numerose costruzioni come la chiesa parrocchiale di Lequile, il palazzo baronale a Sternatia, e durante la seconda metà del Settecento si “completa” con palazzo Tafuri a Gallipoli, la chiesa matrice di Castrì di Lecce e di Tricase, la chiesa dell’immacolata a Galatina e a Cutrofiano, e tante altre.

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Altare barocco nella chiesa di San Francesco della scarpa. Galiano.M at it.wikipedia [GFDL, CC-BY-SA-3.0 or CC-BY-2.5], from Wikimedia Commons