La cucina pugliese, e quella salentina in particolare, sono note per sapori, prodotti e, soprattutto, genuinità. Pietre miliari della cucina mediterranea, l’enogastronomia è ricca di ortaggi e di prodotti semplici, che attingono a tradizioni millenarie, ma che riescono a essere sempre in auge, senza mai perdere appeal e gusto.
Tanti i ristoranti che offrono la possibilità ai turisti di sperimentare la cucina pugliese, tra cui si distinguono per folklore quelli a conduzione familiare, spesso ambientati in garage o nelle corti di antichi casolari.
Trattorie e osterie che preparano piatti come ricchie e minchiareddhi (un formato di pasta molto conosciuto e richiesto, che spesso ‘viaggia’ in tandem e per questo è soprannominato “maritati”) con sugo di pomodoro fresco (rigorosamente fatto in casa) mescolato alla ricotta “ascante”, purea di fave servite con cicorine di campagna, involtini di carne alla brace (i turcinieddhi) fatti con interiora di agnello insaporite con prezzemolo e salamoia di aceto e olio, sono all’ordine del giorno e riescono anche adesso a fare della cucina salentina e dei suoi piatti dei capolavori culinari densi di passato e tradizioni.
Per cui chiunque si addentri nella città del Barocco deve necessariamente saggiare le pietanze del posto prima di poter giudicare, senza lasciarsi irretire da pregiudizi dinanzi a un bel piatto di moniceddhe (lumache) fumanti con sughetto di cipolla e vino bianco, perchè come diceva Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sè” uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene.